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Rassegna stampa - le ultime notizie

 

Le ultime notizie!

Fonte iltamtam

Buono il tartufo! Anche come diserbante

L'esito di una ricerca di un gruppo di lavoro del Dipartimento di Biologia Applicata dell'Università di Perugia
Una ricerca presentata alla facoltà d'Agraria di Perugia ha dimostrato che i tartufi hanno dei principi attivi (isolati dagli estratti metanolici) che possono utilmente essere sfruttati per il controllo delle infestanti erbacee, validando l'intuizione che l'uso di sostanze naturali potrebbe in futuro integrare o sostituire l'uso dei comuni diserbanti nelle operazioni di controllo delle infestanti erbacee.

L'idea del gruppo di lavoro del Dipartimento di Biologia Applicata dell'Università di Perugia
, di cui è responsabile il Prof. Roberto Venanzoni coadiuvato dalla Dott.ssa Domizia Donnini e dalla Dott.ssa Paola Angelini (con la collaborazione del Prof. Bruno Tirillini dell'Università di Urbino) è nata osservando le aree senza vegetazione dove cresce il tartufo (i cosiddetti "pianelli") per via della capacità di autodifesa "diserbante" del tartufo contro altri organismi competitori per acqua e sostanze nutritive, ma anche dalla necessità di rendere la tartuficoltura in impianti artificiali la più fruttuosa possibile.

L’obiettivo vero era quest’ultimo perché negli ultimi decenni abbiamo s’è verificato un declino produttivo nelle tartufaie naturali del 70% di tartufo nero e del 30% di tartufo bianco, declino dovuto sia a cause ambientali - cambiamento climatico, per es. - che a cause antropiche - cambiamento di molti ambienti favorevoli da parte dell'uomo-. 
Una piantagione a tartufo può arrivare a produrre fino a 100 kg di tartufo nero ad ettaro, ma avrà bisogno di operazioni colturali adeguate e non impattanti, tra cui il diserbo; ma la lotta alle erbe infestanti con prodotti chimici riduce fortemente l'attecchimento e la sopravvivenza del fungo simbionte con le radici delle piante.
Le ricadute positive dell'impiego di prodotti naturali estratti dai tartufi nella lotta al diserbo ha un valore sia per l'agricoltura biologica che per la riduzione dell'inquinamento da prodotti chimici e ad alto impatto per le risorse idriche e ambientali" ha concluso il Prof. Roberto Venanzoni.

Fonte Libero-News

Sardegna - Assessore Contu: valorizzare il Sarcidano attraverso il tartufo sardo

Sono sette infatti le specie di tartufi cavate in Sardegna su otto commestibili conosciute ''che devono avere il giusto riconoscimento - ha detto l'Assessore Contu - nel panorama enogastronomico nazionale. Non e' piu' accettabile che buona parte di questi tartufi vengano commercializzate nella penisola come produzioni di altre Regioni, e a prezzi bassissimi, come accade per lo scorzone, o melanosporum nero e il bianchetto di Nurallao''.

L'assessore Contu, cogliendo le istanze del territorio intende ''portare avanti l'approvazione di una norma che disciplini e valorizzi queste produzioni, riconoscendone il giusto valore economico che il mercato ora non le attribuisce''.

''Il marketing territoriale - conclude Contu - e' fondamentale soprattutto quando le produzioni tipiche valorizzano un territorio e danno quel valore economico che puo' essere volando di un importante sviluppo legato al turismo enogastronomico, che come e' stato dimostrato, e' quello che puo' contare su budget piu' elevati''.


Workshop alla Facoltà di Agraria

Il futuro della tartuficoltura nell’allelopatia

Lotta ‘bio’ alle erbe infestanti


Mercoledì 8 giugno 2011, nell’Aula Magna della Facoltà di Agraria, alle ore 10 si terrà un workshop di  llustrazione dei risultati del progetto “Valorizzazione del tartufo come biorisorsa: verifica delle applicazioni delle proprietà allelopatiche di principi attivi degli estratti metanolici di varie specie di tartufi”.

Allegati:
Scarica questo file (programma.pdf)il programma[Programma del convegno]396 kB
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Fonte "il Giornale di Brescia"

Morfotipo selezionato e micorizzato nelle piante dopo quasi 20 anni da i suoi frutti

A diversi anni dalla micorizzazione, torna a crescere sotto terra il pregiato tartufo nero di Salò. Un successo degli studi dell'autodidatta Virgilio Vezzola.

Ecco il «tartufo di Salò».

micorizzazioneSi tratta di un «morfotipo» (termine che in botanica indica una specie con forma e dimensione particolare, assunta in risposta a particolari fattori ambientali) di tartufo nero pregiato, il Tuber melanosporum, individuato da Virgilio Vezzola, presidente dell'Associazione tartufai bresciani.

«Questo morfotipo - spiega Vezzola - fu rintracciato occasionalmente durante ricerche nel Comune di Salò negli anni '90 in due stazioni di crescita ben distinte, in località Renzano e sulle colline di via Panoramica. Questo ceppo fungino, le cui stazioni naturali sono oggi scomparse, fortunatamente venne selezionato e utilizzato nella micorrizazione delle piante. Abbiamo dovuto aspettare diversi anni prima di rivederlo: ora le piante messe a dimora negli anni '90, raggiunta la maturità biologica, hanno dato inizio alla produzione».

Il morfotipo salodiano ha attirato l'attenzione del mondo scientifico: «Recentemente - aggiunge Vezzola - al Ncbi (National Center for Biotechnology Information) con sede a Bethesda, nel Maryland, è stata pubblicata la sequenza del Dna del tartufo salodiano.

Analisi su alcuni campioni sono inoltre state eseguite al Dipartimento di Biologia applicata dell'Università di Perugia. «Questo ecotipo - conclude Vezzola - oltre alle caratteristiche organolettiche tipiche della specie, vanta caratteristiche particolari: sopporta bene le basse temperature, ha una buona resistenza al degrado, produce carpofori di buone dimensioni, tollera i terreni argillosi e produce tartufi ben rotondeggianti e scarsamente bitorzoluti».

Si tratta di modificazioni che questo tartufo ha subito durante il suo percorso evolutivo, avvenute esclusivamente nel comprensorio salodiano.

Allo stesso modo, Virgilio Vezzola si è interessato anche del pregiatissimo tartufo bianco di Alba.

 

tratto da LaNazioneUmbria

Cercatori di Tartufo trovano Cocaina

Perugia, 3 giugno 2011 -  VANNO a cercare tartufi e trovano... cocaina. E’ la scoperta effettuata da due appassionati cercatori impegnati a dissotterrare i preziosi tuberi. Mercoledì hanno scavato un po’, supportati dai loro cani, nella zona della Conca del Sole, a (Ellera, finché da sottoterra sono spuntate cinque rozze palline incartate nel cellophane. Non assomigliavano neppure lontanamente allo scorzone fiutato qualche minuto prima dai lagotti romagnoli, particolare razza di cane specializzata in questo tipo di ricerche.

tartufoLa loro battuta stava andando piuttosto bene, fino a quel momento infatti i tartufari avevano trovato oltre un chilo di scorzone. Poi, però, poco lontano da una panchina nel boschetto, gli animali hanno continuato ad annusare: tirar fuori quelle palline sconosciute non è stato certo difficile. I due amici si sono preoccupati perché credevano fossero polpette avvelenate. Anomale per forma e consistenza, almeno a una prima occhiata. Così hanno deciso di concludere la loro battuta e di rientrare, salendo in macchina con quelle strane palline. Durante il tragitto i due hanno contattato un loro amico poliziotto con il quale condividono la passione per la ricerca del tartufo.

L’agente si è subito accorto che quelle non erano polpette avvelenate, bensì ovuli di cocaina. A quel punto con un bilancino di precisione è stata pesata la sostanza stupefacente, ancora contenuta negli involucri di cellophane, termosaldati: 30 grammi lordi. Valore complessivo nel mercato illegale: circa duemila euro. Di certo molto più «preziosa» di quel chilo di scorzone dissotterrato qualche minuto prima della singolare scoperta.

Un rischio corso dai tartufari è stato quello legato all’inconsapevole viaggio in auto con la droga a bordo. Avrebbero potuto dover giustificare la presenza, peraltro a loro non nota, della sostanza stupefacentea. La cocaina è stata poi consegnata agli agenti della squadra mobile di Perugia, diretta dal vicequestore Marco Chiacchiera.

I poliziotti conoscono le modalità, sempre nuove, di spaccio, e la pratica del «sotterramento», ormai sempre più utilizzata dagli spacciatori. In questo modo per loro il rischio è minimo: quando c’è l’«ordine» il pusher raggiunge luoghi isolati, prende il quantitativo di droga richiesto e lo consegna al tossicodipendente. Che in alcuni casi aspetta a pochi metri dall’albero o dal paletto individuato come punto di riferimento. In alcuni casi la sostanza stupefacente è occultata in barattoli di vetro. Negli ultimi mesi sono stati numerosi gli appostamenti da parte della polizia, che solo poche settimane fa ha arrestato in flagranza di reato alcuni spacciatori albanesi nella zona di Lacugnano.

Un altro serio rischio l’hanno corso i cani: sarebbero morti se avessero ingerito la sostanza stupefacente. Per fortuna i padroni sono stati veloci a togliere loro dalle bocche quegli strani involucri, di fatto salvando la vita alle bestie. Pochi minuti più tardi la scoperta: anzichè «cavare» tartufi — come si dice in gergo — stavolta dal bosco era saltata fuori nientemeno che la cocaina.