Associazione Tartufai "Il Perugino"
Tartufi
Al tartufo gli italiani dovrebbero fare un "monumento" per meriti ambientali, perché grazie al prezioso tubero che si sta' rimboscando mezza Italia. Un tartufo, dal punto di vista botanico, è un fungo, del genere Tuber.
A differenza dei funghi epigei che, a un certo punto della loro vita, fanno capolino sopra terra, i tartufi sono funghi ipogei, vale a dire che vivono sempre sotto terra.
Al pari di tutti i funghi, il tartufo ha un ciclo biologico caratteristico, diverso da quello delle piante superiori.
Tre, in sintesi, sono i momenti principali di questo ciclo: la crescita del micelio, la fitta rete di filamenti dallo sviluppo molto esteso; la formazione del «corpo fruttifero», quello che noi chiamiamo tartufo; l'emissione di spore deputate alla riproduzione e alla formazione di altri miceli. Solo quando le spore sono mature, il tartufo emana un profumo intensissimo, quello che ci avverte che è pronto per essere estratto dal terreno.
In natura, le spore, dotate di una robusta parete, vengono disperse dai lombrichi e da altri animali terricoli che si cibano dei tartufi e poi le evacuano intatte.
La vita del micelio, e quindi la formazione del tartufo, non può prescindere dalla presenza degli alberi. Le ife (i filamenti) che lo compongono intessono rapporti strettissimi con le radici di roverelle, carpini, noccioli, tigli, ma anche di pioppi, salici, cisti e pini.
Il micelio aiuta le piante nella ricerca di acqua e sali minerali; le piante forniscono sostanze che il fungo ipogeo, non dotato di clorofilla, non è in grado di sintetizzare.
Prova tangibile di questo felice connubio tra le ife e i peli radicali è la presenza nel terreno di minuscole formazioni dette "micorrize".